La chirurgia militare nel Cinquecento
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L’utilizzo sempre più massiccio della polvere da sparo comportò, nell’arte bellica del XVI secolo, numerosi cambiamenti: dalla strategia di battaglia all’architettura delle fortificazioni, dagli armamenti dei soldati alla composizione degli eserciti. Inevitabilmente, anche la medicina dovette far fronte a nuove esigenze di cura, a traumi precedentemente mai visti, a ferite completamente diverse. Le trasformazioni che, in particolare, modificarono la chirurgia sono emblematiche di un nuovo modo di concepire la malattia, di un nuovo modo di interpretare il ruolo del medico, di un nuovo modo di rapportarsi con gli antichi. E chi meglio di due protagonisti indiscussi della medicina rinascimentale, di due maestri nella chirurgia dei secoli passati, può accompagnare il lettore odierno nel comprendere quale enorme cambiamento fosse in corso? Ambroise Paré e Bartolomeo Maggi sono considerati – dalla critica storiografica contemporanea – due baluardi d’innovazione nella pratica chirurgica cinquecentesca dal momento che la loro professione, esercitata prevalentemente al seguito degli eserciti del re di Francia e del Papa, non poteva più fare cieco affidamento all’auctoritas antica, ignara della polvere da sparo. La tradizione dei rimedi antichi e la novità delle soluzioni innovative proposte di fronte a problemi in precedenza ignoti, congiuntamente con la necessità di un nuovo metodo scientifico, di una rivalutazione completa del principio di osservazione, forniscono una chiave di lettura non solo per meglio comprendere la chirurgia militare del Cinquecento, ma l’intera scienza medica, con i suoi fondamenti, con le sue regole, con le sue verità.
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