Guerra chimica in Etiopia 1935-1936 (REMAINDER)
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Uno studio obiettivo dell’utilizzo dei gas da parte del Regno d’Italia nel corso del conflitto italo etiopico del 1935- 1936 si scontra con due ostacoli opposti: il negazionismo totale da parte della storiografia di destra e l’esagerazione acritica da parte di quella progressista oggi predominante, che al contrario attribuisce all’uso dei gas un’importanza decisiva per l’esito del conflitto oltre che un carattere politico. Le armi chimiche -iprite e fosgene- vennero usate tanto sul Fronte Nord che sul Fronte Sud, per un totale di 132 azioni di Sbarramento C (C per chimico), che costituirono il 2,7 % dell’attività bellica della Regia Aeronautica, e una volta con l’artiglieria nel corso della battaglia dell’Amba Aradam, con il tiro di proietti ad arsina. Tuttavia, l’uso dei gas non fu distruttivo e determinante per le sorti della guerra come spesso oggi preteso, per motivi tecnici e ambientali che verranno analizzati nel presente lavoro. Questo studio si propone un’analisi il più possibile obbiettiva sulla base della documentazione d’archivio e dei diari storici delle unità aeree, oltre che dall’analisi della storiografia postbellica, inquadrandoli nel contesto del conflitto italo-etiopico e nella dottrina tattica del primo dopoguerra, al di là delle interpretazioni di parte.
Di Pierluigi Romeo di Colloredo Mels, 184 pagine
In italiano
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